Caccia al tesoro
Il tesoro di Malanchino - Illasi - 19 maggio 2024

Un viaggio nel tempo al 1512!
Mentre il conte Girolamo Pompei, detto il Malanchino, scortava Mattia Sanudo, emissario della Serenissima, qualcuno ha rubato 34.000 ducati veneziani, un’ingente somma di monete d’oro, destinata al cardinale Matteo Schiner, a capo dei mercenari svizzeri, alleati dei veneziani contro i francesi.
Siete disposti a formare la vostra Compagnia di Ventura ed aiutare il conte di Illasi a trovare il tesoro? Non lascerete che il nostro serenissimo principe mandi tutti a remare sulle galere?!

Scova gli indizi tra la storia di Illasi e i suoi luoghi:

Feudo per secoli della famiglia veronese dei Pompei, preceduta da quella dei Montecchi, Illasi è un centro dell’omonima valle che, per ampiezza e profondità, è una delle più importanti dell’area lessinica.

Dominano il paese i ruderi del Castello Scaligero, custode di memorie leggendarie e gloriose. Terra di colonizzazione romana, può essere che il toponimo sia di origine latina e precisamente derivante da un nome cristiano (Illasius corruzione di Gelasius).

Il riapparire di quando in quando di tale nome, induce a credere che dietro l’antichità del nome Illasio si celi la continuità della famiglia dei Pompei, che estese le sue ramificazioni attraverso i secoli scrivendo pagine gloriose di storia militare e civile specialmente ai tempi della Repubblica di Venezia. La stessa famiglia patrizia costruì una delle più belle ville disseminate dalla “civiltà veneta” per il territorio soggetto al Leone di San Marco; è importante Villa Perez Pompei Sagramoso con un grandioso, scenografico parco che raggiunge il vecchio maniero. Prima di passare in feudo ai Pompei, Illasi fu feudo dei Montecchi, ai quali dovrebbe spettare la prima costruzione del castello, distrutto da Ezzelino da Romano verso la metà del XIII secolo e ricostruito dai della Scala, signori di Verona, sostituiti dai Visconti che alla fine cedettero Illasi a Venezia.

La chiesa di S. Anna, così come la vediamo oggi, fu costruita nel 1650 dalle sorelle Diamante e Ginevra Cipolla e per questo motivo, anticamente, la chiesa era chiamata anche “delle ceole” (seole). Si presume però una preesistenza come luogo sacro romanico.

La facciata a capanna, nella sua elevazione frontale, evidenzia una suddivisione simmetrica degli elementi architettonici e delle forometrie. Il portale d’ingresso è semplice, contornato da bordi in tufo con mensola ad arco ribassato, sopra l’architrave, di uguale tenore le due finestre con pesanti inferriate. Sopra al portale, una finestra a lunetta, tipica di molte chiese della nostra vallata, sostituisce quella circolare ad occhio o il rosone.

L’interno è a una navata e lo spazio meditativo è tipico delle cappelle di “famiglia”. Gli arredi sono essenziali. Nel 1930 è stato fatto il restauro a cura dell’ avvocato Pietro Avrese e gli interni sono caratterizzati dall’ intervento del pittore Carlo Donati. Sulla parete destra si trova una serie di finestre verticali con un arco a tutto sesto dove sui montanti divisori sono affrescate immagini di angeli. Sopra la mensa dell’ altare sono raffigurati in un affresco trecentesco la Madonna che allatta il Bambino con ai lati i Santi Benedetto e Giovanni Battista.

Questa piazza è detta del cannone o di Santa Barbara,  protettrice del fuoco. Si narra che Barbara, figlia del sovrano, volesse convertirsi al cristianesimo contro il volere del padre. Fu giustiziata e decapitata proprio dalla mano del padre. In quel momento un fulmine scese dal cielo e lo uccise. Per questo Santa Barbara è protettrice del fuoco e del vigili del fuoco.

La località Corte Reale (Concorreggio) è caratterizzata da un insieme di edifici che determinano la tipologia tipica della corte chiusa. Si è attratti dal nucleo centrale tipico nella sua classificazione come casa padronale dall’aspetto aristocratico. Il prospetto frontale presenta nel suo asse principale tre elementi importanti: l’ingresso ad arco, il balcone a loggia e lo stemma araldico. La cromia dei materiali con le sue tinte delicate è riconoscibile nella natura circostante in simbiosi con l’ambiente della campagna della vallata d’Illasi. Aldilà della sua importanza architettonica tutto il complesso è particolarmente caro e conosciuto alla popolazione locale, perché è ricordato come residenza di S. Rainaldo Concorreggio.

La biblioteca di Illasi è dedicata alla figura di Alberto Trabucchi, giurista e storico sindaco di Illasi. Dopo aver conseguito la maturità al Liceo classico Scipione Maffei di Verona, si laureò in giurisprudenza all’Università di Padova nel 1928. Dal 1952 al 1993 fu sindaco di Illasi ed ivi amava rifugiarsi ogni volta che poteva in mezzo ai vigneti e agli ulivi. Le sue Istituzioni di diritto civile (giunte alla L edizione, cinquantesima) rappresentano tuttora un punto di riferimento per la scienza del diritto privato italiano e per l’insegnamento universitario.

Villa Sagramoso Perez Pompei sorse alla fine del ‘600 per volere di Giunio III, Conte di Illasi, e fu commissionata all’architetto Pellesina, autore di parti della reggia di Versailles, di Villa Sigurtà e della chiesa di S. Nicolò a Verona.

Estintasi la famiglia Pompei passò in eredità ai cugini Perez e ai loro discendenti Sagramoso, che ancora oggi vi risiedono.
Si trova a circa 200 m dal centro del paese e la villa con la sua dimensione attuale fu costruita nel 1737 dalla famiglia Pompei.

Nel grande parco secolare, con giardino all’italiana di 60 ettari, si trova un ampio sentiero della lunghezza di 5 km che parte dalla villa e conduce fino al castello scaligero.

Il Sentiero degli Ulivi è un itinerario immerso nel verde delle colline coltivate con viti, ulivi, ciliegi che attraverso la natura, i vigneti e il suo silenzio vi guiderà alla scoperta della Val d’Illasi. Il sentiero si apre con la sua prima tappa presso il Poggio Belvedere.
Da questa posizione privilegiata, gli escursionisti possono godere di uno straordinario panorama sulla Val d’Illasi e sul suggestivo Centro Storico. Un breve momento di pausa consente di ammirare la targa commemorativa che celebra il tratto inaugurale del Sentiero degli Ulivi, intitolato ad Albano Carrisi nel corso dell’anno 2023. Un omaggio speciale a questo artista di grande talento che ha contribuito a rendere questo percorso un’esperienza unica, armonizzando la bellezza della natura con l’arte e la cultura.

Il Museo del Vino di Villa Canestrari è stato realizzato per testimoniare il lavoro di vignaioli di ben quattro generazioni ma anche per trasmettere ai giovani quanto era faticoso e al contempo affascinante il lavoro.

Il percorso è sviluppato in varie stanze in cui è raccolta una serie di attrezzi che risalgono agli inizi del Novecento: strumenti per l’ appassimento dell’ uva, filtri di vario tipo e macchinari per l’ imbottigliamento.

Nell’ ufficio degli anni Venti del secolo scorso sono esposte macchine da scrivere e vecchi libri mastri appartenenti alla famiglia Bonuzzi, proprietaria della Villa. Testimonianza importante della cultura del Vino è il quaderno degli appunti di enologia datato 1886 e utilizzato da Carlo Bonuzzi, antenato della famiglia proprietario di molti vigneti nella Val d’ Illasi.

La chiesa di S. Giorgio ha origini molto antiche. Da un documento conservato presso la Biblioteca Capitolare risulta che essa era pieve già nel 920. Confermata tra i possessi del vescovo di Verona da Papa Eugenio III nel 1145 mantenne la sua fisionomia romanica fino al XIX secolo.
Successivamente venne demolita per lasciar posto alla nuova chiesa costruita tra il 1840 e il 1865.
Nel 1988 venne collocato il nuovo portone d’ ingresso decorato con formelle in bronzo, opera dello scultore Virgilio Audagna.

 Il monumento ai caduti quest’anno compie 100 anni, è stato inaugurato il 21 settembre 1924 e rappresenta un soldato che scruta l’orizzonte.

L’Oratorio di San Rocco, posto a fianco della chiesa parrocchiale, vicina al municipio, sullo sfondo il castello, domina piazza Sprea nonostante la sua non eccessiva struttura architettonica crea una simbiosi armonica tra natura, spazio e architettura. La chiesa nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche, troncamenti strutturali, funzioni e fruizioni da religiose a civili pur rimanendo a livello visivo, volumetrico e sentimentale un punto focale importante del circostante agglomerato urbano e per tutta la popolazione illasiana, che l’ha sempre identificata come immagine “religiosa”.

Vicino a Sottomonte è Domeggiano. Si tratterebbe di un insedimento romano, e rispeccherebbe un latino tardo Domilianu “podere di Domilio” oppure Ad Aemilianu “al podere di Emilio. Secondo un’altra ipotesi, farebbe riferimento al dio Giano.