Chiesa di San Pietro in Colle

La chiesa di San Pietro
si erge nella sua essenzialità su una delle alture che anticipano la fascia pedemontana e che dominano l’autostrada Serenissima e la strada statale, il cui percorso segue il tracciato dell’antica Postumia, asse viario fondamentale che collegava Genova a Trieste. Custode delle vicende che per secoli hanno caratterizzato Caldiero e la vita della pianura sottostante, nonostante il suo valore storico, l’edificio è stato interessato da fasi di trascuratezza e abbandono alternate a momenti di riscoperta e valorizzazione che hanno ribadito l’indiscutibile legame con il territorio e la sua comunità.

Nonostante le fonti storiche non permettano di asserirlo con certezza, alcuni studiosi ipotizzano che la chiesa di S. Pietro in Colle possa corrispondere con la pieve di Caldiero, citata nelle fonti sin dal 1145 in una bolla di Papa Eugenio III.

Allo stato attuale, basandosi su dati concreti come morfologia, tecnica costruttiva e decorazione pittorica interna, si può affermare che l’edificio appartenga alla prima metà del XII secolo. Successivamente alla costruzione della nuova chiesa parrocchiale dedicata a S. Giovanni nel XVI secolo, la chiesa di S. Pietro, ormai incapace di soddisfare le esigenze della comunità, ne divenne cappella. Risale al 2002 l’intervento di restauro delle decorazioni pittoriche interne del XII secolo.

La struttura architettonica, la cui datazione oscilla tra l’XI e il XII secolo, è caratterizzata da una estrema semplicità. L’edificio si presenta con la facciata a capanna rivolta ad occidente, priva di soluzioni decorative presenta aperture che risalgono probabilmente al XVIII secolo. Sul lato sud del presbiterio si inserisce il campanile a pianta quadrangolare. La chiesa presenta un impianto planimetrico ad unica aula rettangolare, con un presbiterio rialzato di un gradino che si conclude con un’abside a sviluppo semicircolare.

La vera ricchezza della chiesa di San Pietro è tuttavia custodita dal suo apparato pittorico. Si immagini che un tempo l’interno fosse interamente decorato ma l’instabilità del colle e secoli di incuria hanno determinato la perdita di una gran parte degli affreschi; quelli rimasti sono stati salvati grazie ai restauri del 2002. I dipinti, che appartengono ad un arco temporale compreso fra il XII e il XV secolo, prediligono soggetti mariani, inseriti paratatticamente in riquadri, o raffigurazioni di santi come san Bartolomeo, san Giacomo e naturalmente san Pietro, l’apostolo a cui è dedicata la Chiesa. Strati d’intonaco sovrapposti rivelano fasi decorative di epoche diverse che possono riprodurre il medesimo soggetto o introdurne di nuovi.

L’abside propone nel catino la Maestà con il Cristo in mandorla, i cui pochi frammenti rendono solo ipotizzabile una decorazione duecentesca in accordo con il secondo strato dell’emiciclo, dove la raffigurazione dei Dodici apostoli rimane appena riconoscibile e si sovrappone all’originaria rappresentazione, sempre dei Dodici, datata al XII secolo. Non di molto anteriori sono gli affreschi dell’arco trionfale e dell’absidiola settentrionale, che costituiscono il più ampio e uniforme sistema decorativo della chiesa.

Grazie ai restauri sono stati recuperati gli smaltati colori della cornice a meandri prospettici che, nell’arco trionfale, domina una scena di difficile interpretazione a causa dei pochi frammenti rimasti. In una cartella rettangolare impera il volto di sant’Elia il cui viso, frontale e ieratico, è costruito da una linea consistente che traccia lunghe sopracciglia per poi assottigliarsi nel delineare il naso affilato. Gli occhi grandi fissano serenamente ma con decisione un punto lontano; il volto è incorniciato da una bianca barba e dalla capigliatura bipartita nel mezzo che scende lungo le spalle simmetricamente. Sotto il fregio, su un fondo blu, vi sono frammenti di una scena di difficile lettura, in cui si distinguono una mano benedicente, un volto reclinato e parte di una veste, riferibili a due diverse figure. Potrebbe trattarsi di un’Annunciazione o dell’arcangelo Michele che introduce al cospetto di Dio, simboleggiato dalla manus Dei, le anime di santi in atteggiamento offerente.

Nulla di certo può essere espresso sull’interpretazione della scena ma è chiaro che l’arco trionfale appartiene ad un’unica campagna decorativa che ripropone i medesimi tratti stilistici di un “bizantinismo occidentalizzato”, fondati sulla solida potenza della linea scura affiancata dal verdaccio e da lumeggiature che creano i volumi. La decorazione dell’absidiola sinistra, in continuità con quella dell’arco trionfale, presenta la triadica raffigurazione di due santi, San Pantaleone e un santo monaco, e del Cristo clipeato. La buona conservazione degli affreschi permette di definire con maggiore chiarezza il linguaggio dell’arte romanica non possa prescindere dall’esperienza bizantina.

Indirizzo e contatti utili

Via San Pietro, 37042, Caldiero (VR)

Parrocchia di Caldiero 045 7650214